Estate, tempo di riposo, mare, montagna, passeggiate, letture, sport. Ma non solo, immancabilmente ecco l’onda lunga delle cattive notizie che travolge tutti i palinsesti editoriali dei media tradizionali e si diffonde viralmente su tutte le bacheche dei social network. E’ una cattiva abitudine, ormai parte del processo produttivo delle informazioni, su cui si potrebbe scrivere una enciclopedia analizzandone motivazioni, cause e finalità. Ma non è questo l’obiettivo, piuttosto è preferibile capirne gli effetti  sulla nostra mente e come difendersi dagli  stessi.

Purtroppo è esperienza comune ricordare maggiormente le notizie negative rispetto a quelle positive così come è possibile notare come la nostra mente sia più propensa ad indugiare su eventi che hanno causato sofferenza o irritazione piuttosto che a quelli che ci hanno provocato gioia e felicità. Le notizie negative si diffondono rapidamente , quelle positive non con la stessa facilità.   Quale è la ragione ?   La risposta è conseguenza del negativity bias, per cui il nostro cervello risulta biologicamente predisposto e più sensibile alle notizie spiacevoli e agli stimoli negativi piuttosto che a quelli positivi ; predisposizione sviluppata nel corso dei secoli per garantire la sopravvivenza, L’uomo doveva sfuggire dai pericoli quindi la sua focalizzazione e attenzione agli stimoli negativi, ripetuta nel tempo, è diventa un meccanismo automatico, quindi una abitudine radicata e rilevata già nelle primissime fasi di elaborazione delle informazioni nel cervello.

In altre epoche quindi era utile e aveva un senso, oggi non più, anche se continua a produrre i suoi effetti : il negativity bias è talmente radicato e sedimentato nel nostro cervello che possiamo autonomamente verificarne la sua azione nel day-by-day : ricordiamo più i fallimenti che i successi, gli insulti che le lodi, i problemi piuttosto che le opportunità.  Aumentandone quindi gli effetti di rinforzo del negativo e costruendo una spirale di negatività diffusa in noi ed intorno a noi.  Questa preferenza alla negatività non avviene in maniera consapevole ma inconsciamente in quanto costituisce una eredità umana biologica funzionale alla sopravvivenza e all’attaccamento alla vita.

Tutta colpa dei geni e dei nostri antenati quindi ?   Se vogliamo nascondere la testa sotto la sabbia come fanno gli struzzi potremmo additare ad altri la colpa, ma se siamo consapevoli che la responsabilità del nostro benessere è soltanto nelle nostre mani allora abbiamo una soluzione. Che è quella della scelta libera di evitare di rimanere attaccati a questi pendoli negativi che ci risucchiano energia semplicemente evitandoli. Una sana dieta informativa  a zero calorie negative,  e se proprio non possiamo fare a meno di sapere tutto di tutti, la scelta delle fonti rimane la nostra unica opzione per la positività.

 

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